ORDINAZIONI SACERDOTALI

Preti novelli, un frutto che si moltiplica e rimane

Con una solenne celebrazione nel Duomo di Milano, l’8 giugno mons. Mario Delpini ha ordinato diciassette nuovi sacerdoti ambrosiani.
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Ricordando la chiamata del profeta Samuele da parte di Dio, nell’omelia l’Arcivescovo ha sottolineato
che «la notte del lungo sonno è visitata dal Signore che chiama alla missione».

Le ordinazioni presbiterali che il nostro Arcivescovo ha conferito a diciassette giovani diaconi della nostra Diocesi sono state il compimento di una vocazione che è così arrivata alla sua certezza definitiva, a partire dalla chiamata fatta loro dal Signore. Egli desidera operai per la sua messe e affida alla Chiesa il compito di accoglierli, formarli e sceglierli per questa delicata missione di perpetuare nel mondo la presenza sacramentale di Cristo, nell’offerta di tutta la propria esistenza.
La celebrazione è stata una grande occasione di festa e di testimonianza per tutti: amici, compagni, conoscenti e persone incontrate nel servizio pastorale affidato loro in questi anni dal nostro Seminario. Proprio il rettore, don Enrico Castagna, ha avuto il compito di rispondere alla domanda di rito dell’Arcivescovo: «Sei certo che ne siano degni?» con una affermazione positiva. Così sono stati chiamati per nome e cognome per pronunciare davanti a tutti il loro «Eccomi », insieme ad altri diaconi: due frati
minori cappuccini, un religioso dell’Istituto Cavanis e un diacono proveniente dall’Operazione Mato Grosso che appartiene a una diocesi del Perù.

LA NOTTE DI SAMUELE
Tutto questo è avvenuto appena prima dell’omelia in cui l’Arcivescovo, prendendo spunto dalle letture scelte dai candidati, ha messo a fuoco la possibilità di alcune «notti» che si tramutano in occasione per la manifestazione dell’amore di Cristo.
La prima notte è quella di Samuele, in cui il ragazzo impara a conoscere la voce del Signore che lo chiama. Così ha affermato a questo proposito monsignor Mario Delpini: «Forse stai vivendo la notte di Samuele. La notte in cui il Signore ti sveglia e ti chiama. I nostri fratelli che sono ordinati preti in questa
celebrazione sono quelli della notte di Samuele, quando la notte che spegne il giorno si è tramutata nell’attesa del giorno della missione».

LA NOTTE DEL TRADIMENTO
La seconda notte è quella del tradimento, che si dispiega e si risolve nella consegna volontaria di Cristo, come vita donata, nell’Ultima Cena con l’istituzione dell’Eucaristia, a perenne e contemporanea memoria del suo sacrificio per la nostra salvezza. L’Arcivescovo, infatti, ha detto: «La notte del tradimento diventa
così la notte che attende il giorno del compimento, dello svelamento della verità di Dio nel Figlio che ama fino alla fine e comanda di amare come lui ha amato. Forse stai vivendo la notte del consegnarsi, quella in cui il consegnarsi di Gesù nei segni del pane e del vino ti convince che la vita merita di essere vissuta
perché merita di essere donata. I nostri fratelli che oggi vengono consacrati per presiedere la celebrazione della Messa sono quelli della notte del tradimento e desiderano fare memoria di Gesù abitando il desiderio del giorno di servire e di donarsi per sempre per amare secondo il comandamento di Gesù».

LA NOTTE DEI MALINTESI
E infine la notte dei malintesi e delle confidenze, quella del Giovedì Santo, in cui Cristo ha trovato perplessità, dubbi e fraintendimenti nei suoi confronti, invece che riconoscenza, eppure questa incomprensione ha permesso a lui di rivelare se stesso compiutamente. Nella conclusione della sua omelia mons. Delpini ha voluto esprimere questo pensiero: «Gesù ha lavato i piedi dei discepoli e li ha trovati più inclini alla perplessità che alla riconoscenza, smarriti nei loro dubbi piuttosto che abitati dallo stupore.
Proprio in quella notte Gesù ha indicato la via per entrare nel mistero di tutto ciò che ha udito dal Padre suo e li ha chiamati amici. Così la notte dei malintesi è diventata la notte delle confidenze, la notte delle rivelazioni ultime […]. Forse stai vivendo la notte delle perplessità e dei malintesi e Gesù ti chiama a entrare nella sua amicizia, perché si annunci il giorno della verità tutta intera, della comunione di cui vivere, del molto frutto della condivisione della fede. I fratelli che sono oggi ordinati presbiteri sono uomini che hanno vissuto con commozione e riconoscenza la notte delle confidenze e ora si offrono alla Chiesa perché il frutto si moltiplichi e il frutto rimanga».

IL RITO E LA FESTA
Dopo le parole così toccanti del nostro Arcivescovo, è iniziato il rito dell’ordinazione al sacro ministero del presbiterato: prima con l’assunzione degli impegni e la promessa di obbedienza al Vescovo e ai suoi successori; poi con le litanie in ginocchio per supplicare l’intercessione dei Santi; infine con il momento centrale, ovvero l’imposizione silenziosa delle mani da parte dell’Arcivescovo, tramite la quale avviene la trasmissione del carattere sacro del sacerdozio per opera dello Spirito Santo, che subito dopo viene
invocato con il canto del Veni Creator. In seguito sono avvenuti i riti esplicativi: la vestizione dei paramenti sacerdotali, l’unzione delle mani con il sacro Crisma e la consegna del pane e del vino.
La commozione, giunta così all’apice, si è potuta raccogliere in preghiera durante la solenne concelebrazione eucaristica dei novelli sacerdoti, per poi esplodere in gioia festante e tripudio di colori e
abbracci all’esterno del Duomo, laddove ciascuno è stato acclamato e salutato con immensa gratitudine.

Tratto dal numero 6-7 (Giugno-Luglio 2024) di “Fiaccola”